L’isola e il Castello

L’isola e il Castello

Un’isola sull’isola. Il Castello Aragonese di Ischia è uno degli angoli più affascinanti di tutto il Golfo di Napoli, ricco com’è di testimonianze storiche e naturalistiche.

La struttura sorge su un isolotto roccioso abbracciato dal mare, collegato alla Baia di Cartaromana – sul versante Est di Ischia – da un ponte in muratura. C’è chi, tra i vecchi pescatori che ancora oggi solcano le acque della baia, ripete spesso: “Non puoi dire di conoscere Ischia se prima non hai visitato il Castello Aragonese.” Ed è vero. In un certo senso, questo isolotto nato dal magma di vulcani sottomarini e sormontato dall’imponente profilo della fortezza, ha attraversato secoli di storia ischitana, fino a diventarne simbolo.

Quando ancora questa terra era chiamata Pithecusa, il Greco Siracusano Gerone I venne in aiuto dei Cumani durante la guerra contro i Tirreni. Fu per questo motivo che ordinò di costruire la fortezza nel 474 avanti Cristo, in un luogo privilegiato per prevenire attacchi nemici provenienti dal mare.

Da allora, l’edificio restò fedele alla sua vocazione di fortezza difensiva, anche sotto gli Angioini prima (nel 1300) e gli Aragonesi poi, da cui prende tutt’oggi il nome. Alfonso d’Aragona, nel 1441, fu infatti il primo a disporre la connessione dell’isolotto con il “corpo” principale di Ischia tramite un ponte, regalando al Castello le forme che ancora oggi possiamo riconoscere, pur nella devastazione seguita alla Seconda Guerra Mondiale, i cui bombardamenti non risparmiarono neppure questo fazzoletto di Paradiso.

Nel tempo, il Castello divenne un vero e proprio centro abitato, che arrivò a ospitare conventi, abbazie, seminari e residenze principesche; oltre a permanere come fortezza difensiva per il popolo ischitano, spesso esposto agli attacchi pirateschi per via di quello che è sempre stato croce e delizia del popolo isolano: il mare. Fonte di pericolo per le incursioni esterne, ma al contempo compagno irrinunciabile per chi vive di pesca.

Ed è proprio il mare, nel tratto che separa le isole di Ischia e Procida alla terraferma dei Campi Flegrei, a dare vita e forma a un territorio unico al mondo, non solo dal punto di vista storico, bensì anche da quello geologico. Il Castello, come dicevamo, sorge su una bolla di magma solidificatasi dopo svariate eruzioni dei vulcani sottomarini che costellano il profilo della costa flegrea. Una stratificazione geologica millenaria che sembra costituire un unico continuum con gli edifici in muratura posti sulla sommità. Un perfetto equilibrio tra Natura ed essere umano, affascinante almeno quanto raro.

Scandito dall’inconfondibile cupola della Chiesa dell’Immacolata, il profilo del Castello digrada poi verso la Baia di Cartaromana, in uno specchio d’acqua incontaminata dai riflessi verde smeraldo. È qui che Ischia esprime tutta la sua intima connessione col mare: isola a vocazione agricola, dalle ampie distese di vigne e frutteti, ritorna qui alla sua antica vocazione di “madre” per naviganti e pescatori, che scandiscono le loro giornate all’ombra dell’imponente maestosità della fortezza.

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