Ercole in relax

Ercole in relax

Se, come cantava qualcuno, ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita, figurarsi quando ti ritrovi ad affrontare un leone, un mostro metà drago e metà serpente, un toro furioso e un cane a tre teste. Chi è in grado di superare tutti questi ostacoli sarà ricordato per sempre.

È quello che accade nella mitologia a Ercole, noto per la forza prodigiosa e le fatiche superate. L’eroe greco era figlio della mortale Alcmena e di Zeus. Quest’ultimo, come suo costume, aveva insidiato la donna fingendosi suo marito Anfitrione e da questa unione era nato Ercole. Il bambino era particolarmente inviso a Era e fu proprio a causa della gelosia di quest’ultima che Ercole dovette affrontare le dodici terribili fatiche.

Istigato alla follia dalla dea, uccise moglie e figli e per espiare gli omicidi fu costretto a superare le difficili prove. Secondo altre tradizioni, invece, le fatiche erano l'unica via per l’immortalità, in quanto il forzuto eroe era soltanto un semi-dio, nato da una mortale e una divinità.

“Una delle più perfette opere del tempo antico”
Goethe

L’undicesima prova vide impegnato Eracle nel Giardino delle Esperidi, le ninfe custodi del luogo: da qui doveva portare via tre pomi d’oro. La statua dell’Ercole Farnese, esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha nella mano nascosta dietro alla schiena proprio i frutti della fatica, mentre si gode il meritato riposo appoggiato alla clava e alla pelle leonina.

È una scultura in marmo del III d.C., di dimensioni colossali, copia di un bronzo del celebre scultore greco Lisippo, porta la firma di Glicone di Atene e proviene dalle Terme di Caracalla a Roma. La statua giunse a Napoli attraverso l’eredità materna di Carlo di Borbone e ha un “gemello”, il cosiddetto Ercole Latino, oggi collocato nella Reggia di Caserta.

“Questo è il vostro centro, qui vi sono tutti i capi d'arte antichi; non manca che l'Ercole Farnese, ma avremo anche quello”
Napoleone risponde ad Antonio Canova che vorrebbe tornare in Italia

L’Ercole fu rinvenuto insieme ad altre sculture durante scavi rinascimentali ed esposto nel Palazzo Farnese di Roma, dove fu ammirato, per la sua potenza, anche da molti artisti. Fu proprio lo scultore Guglielmo Della Porta, allievo di Michelangelo, a mettere le mani sull’Ercole e a restaurarlo integrando i polpacci mancanti. Oggi il muscoloso eroe “indossa” i polpacci originali che furono ritrovati già nel Rinascimento, ma sostituiti solo nel ‘700 poiché quelli restaurati erano più apprezzati!

Qualche altra piccola aggiunta è stata fatta, qualcos’altro invece è andato perduto anche se non completamente, come la policromia. Recenti indagini diagnostiche infatti rilevato del colore sulla barba, sul corpo e sul volto. Chissà come doveva essere questo ammasso di addominali, riccioli e quadricipiti tutto colorato!

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